· Il Moro… ·

La Trattoria del Moro nasce intorno agli anni ’50. Gino Mancini, un uomo imponente di carnagione scura che veniva chiamato “Moro”, diede vita nel 1953 al Cin Cin Bar, un piccolissimo locale che vendeva bibite sul lungolago.

In pochi anni divenne un luogo d’incontro sempre più frequentato, tanto da spingere Gino (insieme alla moglie Gerbina Ferrari) ad allargarsi e ideare una piccola balera sulla spiaggia, in legno: era il 1955.

Nel 1958 il Cin Cin Bar si era evoluto, non si vendevano più solo bibite ma anche pizze al piatto e panini che i tanti turisti richiedevano specie nel periodo estivo, c’erano anche una trentina di tavoli con le sedie di legno di fronte al bancone.
Il locale era molto gettonato la domenica quando, non essendoci il calcio in Tv come oggi, le famiglie si riversavano verso il lago per passeggiare con i propri bambini tutta la giornata.

Fu in quegli anni, a ridosso del ’60, che Gino, con l’aiuto di parenti e amici, iniziò a costruire una palafitta, l’evoluzione della balera sulla spiaggia che andò a sostituire; in pochi giorni il lavoro era fatto.

Grazie ad una pompa fluidodinamica si scavava il fondale del lago e si lasciava cadere nella buca generata il palo, il quale una volta tolta la pressione della pompa veniva risucchiato dalla sabbia: era un metodo usato dai pescatori per costruire i pontili d’attracco per le barche. Sessanta passoni di legno e la base era fatta.

Si lavorò molto di notte, perché di giorno il locale doveva continuare il servizio ai clienti, in poche settimane la palafitta era costruita.

Non si sa se venne fatta una inaugurazione ufficiale, ma da qualche fotografia in bianco e nero si apprende che l’esperimento fu copiato anche da altri.

Negli anni ’60 sul lungolago tra viale Diaz e viale Cadorna sorsero altre tre o quattro palafitte, ma tutte destinate nel tempo a decadere.

Il soprannome di Gino Mancini era sempre più in sentito nel paese.

“Ci vediamo al Cin Cin dal Moro”, era questa la frase che veniva pronunciata per darsi appuntamento al bar.

Così la palafitta prese il nome di Trattoria del Moro.

Nel frattempo era sorta, proprio dietro il bar, una cucina ed un salottino dove la famiglia Mancini faceva mangiare i clienti, la stessa cucina, che veniva usata per i clienti “a terra”, venne sfruttata per quelli sulla palafitta.

Da quegli anni prese consuetudine chiamare il locale “pagoda”; palafitta era il termine pronunciato più dai forestieri che dagli abitanti di Bolsena.

La pagoda era aperta ai lati come una balera e con un tetto ricoperto di cannucce, la gestione era molto attenta alle novità, al Cin Cin Bar ci furono i primi juke box e i primi calcio balilla.

Gerbina era l’addetta al bar, mentre Gino si occupava della cucina, la clientela era sempre più giovane.

Nei primi anni ’70 iniziava a vedersi una bambina che andava a scuola la mattina ed il pomeriggio faceva i caffè dietro il bancone del Bar.

Era Antonella Puri, classe 1962, nipote di Gino e Gerbina (non avevano figli).

Gerbina a metà degli anni ’70 iniziò a produrre gelato artigianale: zucchero uova e latte.

Pochi ingredienti e macchinari all’avanguardia erano la ricetta di uno dei primi gelati sul cono della Provincia.

La sera d’estate c’era rigorosamente il piano bar, con artisti locali che cantavano e suonavano per i clienti.

Arrivarono i flipper e poi i videogames, i piatti tipici erano il coregone arrosto e le fettuccine al ragù.

Ma la specialità fu inimitabile: l’anguilla alla vernaccia, citata da Dante nel Purgatorio per la ghiottoneria di Papa Martino IV descritta nel XXIV canto della Divina Commedia.

Ancora oggi arrivano troupe televisive e giornalisti per conoscerne la ricetta, che però rimane custodita gelosamente nei discorsi di famiglia.

Antonella cresce, diventa grande, sposa Salvatore Di Sorte appena ventenne.

Dagli anni ’80 partecipano attivamente alla gestione della Trattoria del Moro, diventata nel contempo anche pizzeria.

Il turismo cambia, negli anni ’60 il lago era meta ambita prevalentemente da cittadini italiani (romani perlopiù) che si riversavano sulle spiagge per un paio di mesi d’estate.

A cavallo tra i ’70 e gli ’80 arrivano ondate di tedeschi (dalla Pentecoste fino a settembre), di olandesi e belgi.

La Trattoria del Moro si aggiorna, ammoderna i locali, cambia il profilo della clientela, meno giovane e più per le famiglie.

La pagoda nel 1980 effettua il primo “cambio gomme” con la sostituzione dei pali che iniziavano ad assottigliarsi.

Stesso metodo del primo giorno: pompa e legno robusto, stavolta si lavora di giorno, durante le ferie invernali.

Negli anni ’90 la Trattoria del Moro definisce le sue caratteristiche: un locale per tutte le stagioni, 19 ore aperto nei mesi estivi, mentre da Novembre a Febbraio si rimane aperti solo per i pranzi e le colazioni.

Questo permette all’attività di mantenere una gestione familiare.

In questi anni, si creò una piccolissima leggenda: le ragazze che venivano a lavorare dal “Moro” trovavano il marito.

Così quattro di loro dal 1992 al 1999 si sono sposate sul serio.

Nel 1997, dopo una lunga e debilitante malattia, viene a mancare Gino, proprio d’estate, in un caldissimo giorno di Agosto.

Gino “Il Moro” avrebbe sicuramente voluto che il locale non venisse chiuso per il suo lutto, e se avesse avuto il tempo forse lo avrebbe chiesto; ma la famiglia si è voluta stringere al dolore nonostante la stagione fosse nel pieno dell’attività.

Così Antonella e Salvatore, già registi dell’attività da qualche anno, diedero una importante impronta alla gestione: sempre maggiore qualità dei prodotti, mantenimento del nome “Trattoria” (qualcuno suggerì di cambiare in “Ristorante”), e selezione sempre più attenta della clientela.

Abbandonati i flipper e i juke box, la Trattoria del Moro diventa un luogo per osservare il lago, mangiare sano con il sottofondo delle onde e rigenerarsi dallo stress.

Questi sono gli anni del nuovo millennio, proprio nel 2001 “Trattoria del Moro” diventa “Trattoria del Moro snc di Puri Antonella e figli”.

A cavallo tra i due millenni, prende vita il secondo “cambio gomme”, con passoni di legno sempre più robusti provenienti dal nord Europa.

Ad installarli sono i fabbri di Bolsena “Coletti e Tofanicchio” che passano settimane sospesi sull’acqua.

Nel 2010 viene a mancare Gerbina Ferrari, si è chiuso il ciclo della prima generazione che ha fatto nascere, con una marea di sacrifici e sforzi, questa solida attività commerciale.

Oggi, dopo tanti anni, si cerca di rendere sempre più accogliente il locale (dotato di una nuova pavimentazione della palafitta) e più formato il personale.

Chi viene a Bolsena per la prima volta non può non fermarsi a mangiare da noi, è stato da sempre così, chi passa si ferma, chi si ferma rimane, chi rimane ritorna.

Chi in tutti questi anni è venuto a lavorare (anche stagionalmente) da noi, lo ha fatto per molto tempo a seguire.

Custodiamo orgogliosamente i ricordi di tutti, le grandi fatiche fatte assieme, i momenti di divertimento e quelli di nervosismo.

Siamo una grande famiglia dal 1950!

Noi siamo Andrea e Giulia, i figli di Antonella e Salvatore, classi ’83 e ’87.

Gino per noi è stato più di un nonno, è stato un maestro che ci ha regalato sempre tanto affetto, Gerbina è stata la persona che ci ha voluto più bene dopo i nostri genitori.

Loro sono stati, sono e saranno sempre i nostri nonni, così li abbiamo sempre chiamati.

La Trattoria del Moro è per noi un grande orgoglio e oggi siamo a contribuire con il nostro impegno e la nostra passione alla riuscita di ogni piatto, di ogni caffè e di ogni gesto per i nostri clienti.